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Palermo secondo me

Palermo è una città rumorosa. Un posto che si fa sentire. Con il traffico, le auto incolonnate, gli autisti di pullman con una pazienza infinita ad aspettare che gli incroci si rendano liberi. Una città multietnica pakistani, indiani, africani a riempire negozi di alimentari e in giro per il mercato di Ballarò. Palermo sono i bidoni dell'immondizia che si riempiono di giorno e magicamente si svuotano ogni notte, a Palermo si mangiano arancine e pane e panelle e tutte le strade sanno di pane abbrustolito.
A Palermo le persone sono come le vedi, sono sostanza e nella maggior parte dei casi zero convenevoli. E tutti ti vogliono aiutare con le loro indicazioni disordinate, poco sintetiche e trafficate anch'esse.
Palermo è una città che ha visto molti cambiamenti. Una città che ha visto moltissimi passaggi. Una città che è stata ricostruita un sacco di volte in cui tutto sembra provvisorio, nulla è come era in origine. Una città bellissima, dove la bellezza si nasconde dietro la decadenza. Dove puoi trovare palazzi nuovi e ordinati accanto ad altri che conservano un'ombra di bellezza, un battito di ciglia, un filo di trucco. Palermo è una cadenza che ti acchiappa, ti strattona un pò e non ti lascia mai. È il cameriere che ti racconta il menu come se fosse un segreto inconfessabile, è la cassiera che ti chiede impettita se hai la tessera "mizzica" come se fosse la cosa più seria e scontata del mondo. Sono i dolci dalle porzioni stratosferiche. È farsi il bagno nel mare di Mondello a fine ottobre. Palermo sono le mille facce dai mille colori che ne popolano le strade. Palermo è l'orgoglio di essere siciliani. Sono le scritte in dialetto per dire "spingere la porta" (in siciliano "ammuttari"). Sono i cartelli sui negozi che ti dicono di chiedere di "Alfio". Sono i ragazzini che vanno al bar chiedono un bicchiere d'acqua al barista senza nemmeno chiedere e senza ringraziare. Palermo è la città dove non chiedi permesso ma dove sei sempre onesto. Ma più di ogni altra cosa Palermo è molto di più di quello che da a vedere. Un posto che potrebbe essere grandioso ma che, almeno per ora, preferisce semplicemente essere grande.

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